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Testimonianza di Tiziana Manconi, infermiera: "L'operatore 118"

"L'operatore 118 cammina in punta di piedi nella vita altrui, davanti un essere umano, col suo passato, una storia e come tale vuol essere trattato e curato, non un numero nè un letto né una malattia.

Le spalle dell'operatore sono dolenti, non per il peso del suo zaino ma per la responsabilità che gli sono affidate, per le sofferenze che raccoglie in silenzio e fa sue, accettando paure e speranze di coloro che si mettono nelle sue mani, con la complicità di quel sorriso anche quando non vorrebbe concederlo.

A casa porta gioie e dolori, l'odore del sangue sulle strade, il lutto altrui che pur non appartenendogli condivide, altre volte si infrange nell'angoscia di una madre, mentre tenta di strappare una giovane vita ad avverso destino o incrocia lo sguardo supplichevole di un padre che ripone in lui le speranze.

E poi............ la solita corsa contro il tempo, senza tregua, digiuni obbligatori ed autoanalisi da psicologo di se stesso. A volte piange, a volte sopprime le sue emozioni perché non si traducano in debolezze e se pur concesse, devono essere condivise fugacemente in un sordo silenzio tra colleghi.

Ma lui va avanti rimodellandosi autonomamente, ricaricandosi di amore per il suo lavoro.

Questi siamo noi, medici, infermieri, autisti 118 pieni di buona volontà da diffondere con serenità.

Non si può costruire senza buone fondamenta, noi pensiamo di essere una solida base che fa la differenza e la forza motrice di questo sistema.

Termino con una citazione di Madre Teresa di Calcutta:
"Non si è ciò che fai, ma quanto amore metti in ciò che fai"."

Cagliari, 5 febbraio 2018

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